Granfondo

La Granfondo Bra Bra Specialized promuove il turismo del futuro

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Bra – “Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza”sottolineava Carlo Petrini che a Bra vi nacque il 22 Giugno 1949 e il 9 Dicembre 1989 vi ha fondato il movimento internazionale Slow Food.

E la Granfondo Bra Bra Specialized, che Domenica celebra la sua ventiquattresima edizione, è sicuramente uno degli eventi che ha contribuito a creare le condizioni per lo sviluppo del turismo del futuro. “La manifestazione nasce venticinque anni or sono, in un contesto che non era certo ricco di eventi, con l’intento di regalare ad uno splendido territorio come quello che va dalle Langhe al Roero una manifestazione sportiva in grado di coinvolgere la cittadinanza e promuovere il territorio. Nasce nel 1992 in occasione dell’inaugurazione di una pista ciclabile a Bra, tutt’ora esistente presso l’area verde e soltanto nella stagione 2005 non sì è svolta. Le prime edizioni si tengono su percorso unico di 212 chilometri – sottolinea Sandro Stevan presidente della società organizzatrice che dal 2006 da vita alla manifestazione – poi è stato aggiunto un percorso medio di circa 160 chilometri e con il trascorrere delle stagioni si è arrivati agli attuali percorsi la Granfondo di 148 chilometri e la Mediofondo di 108 chilometri”. Dal 2014 ha assunto la denominazione di Granfondo Bra Bra Specialized, grazie all’ingresso dell’azienda californiana produttrice di biciclette e accessori come title sponsor della manifestazione, anche se da diverse stagioni il noto marchio sosteneva lo sforzo organizzativo dei dirigenti della Asd Gf Bra Bra.

“Quanta forza nelle nostre radici, solide come le mura antiche dei nostri castelli. Radici che si incrociano e risiedono tra la morbidezza delle colline e le pietre dei monumenti. Ed è lì, in quell’angolo illuminato che si alimenta la nostra essenza più vera, è lì in quella luce che nascono i sogni di ognuno di noi e che si scrive la nostra storia, tutta da scoprire”.

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I partecipanti alla manifestazione (partenza ufficiale ore 9.45 a guidare il gruppo multicolore vi sarà il professionista umbro Eros Capecchi) pedaleranno in un angolo d’Italia unico che racchiude eccellenze irripetibili, spesso solo bisbigliate all’orecchio come segreti dai gourmet di mezzo mondo presentato da Pietro Giovannini.

Qui regna il Nebbiolo, con i suoi nobili figli – il Barolo e il Barbaresco, protetti da castelli, torri e villaggi fortificati che ci riportano a un medioevo di lotte e splendori: pellegrini, mercanti di sale, capitani di ventura, crociati, monaci benedettini tutti hanno calpestato questo suolo lasciandovi un’eredità, un segno, un retaggio. Ma sono stati i contadini in secoli di fatica a modellare le colline nel paesaggio mozzafiato che si apre oggi agli occhi del turista.

E sotto queste colline così speciali, l’ultimo e più segreto tesoro: il Tartufo Bianco d’Alba: il “diamante grigio” che faceva impazzire Cavour e mandava in estasi Vittorio Emanuele II, quel Tuber Magnatum Pico reso famoso nel mondo dall’ultimo figlio di una famiglia di poveri mezzadri, Giacomo Morra, inventore della Fiera e vero deus ex-machina delle Langhe.

Perché il Piemonte sabaudo di Regge e Corti, di palazzi e giardini conserva la propria anima antica, selvatica e originaria nelle Langhe e nel Monferrato, tra boschetti di querce e rittani profumati, tra noccioleti e pascoli, tra fagiani e cinghiali, in borghi di pietra e romite chiese campestri. Un’anima di una bellezza ancestrale che si specchia sulla catena innevata delle Alpi a proteggerla e si spettina di marin, il vento del mare che la scalda e la profuma, donandole quel microclima così speciale per i propri inimitabili vini.

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Ma è ancora un’anima ruvida, fatta di fatica e sacrifici, di povertà ed emigrazione, di resistenza e fatalismo, raccontata così bene da Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, non a caso due dei più grandi scrittori italiani del ‘900 cresciuti su queste colline.

Non stupitevi se oggi tutto ciò è diventato Patrimonio dell’Umanità e il Paesaggio Culturale di questi vigneti è stato dichiarato il 50° sito italiano protetto dall’UNESCO: noi lo abbiamo sempre saputo di vivere in un posto unico, speciale e magico.

 

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