Granfondo. Dossena: “Spero che a causa della pandemia non siano gli organizzatori bravi a smettere perché spaventati da troppe incognite”

Ringraziamo Paolo Dossena, responsabile della comunicazione Sport Service, che ha accettato di rispondere alle nostre domande sul futuro granfondo, durante, ma soprattutto dopo la pandemia Sars Cov2.

Dossena, anche gli organizzatori che avevano fiduciosi posticipato le loro granfondo nei mesi di settembre e ottobre a malincuore iniziano ad annullare gli eventi rinviandoli al 2021. Che cosa pensa lei delle linee guida elaborate dalla FCI?  

Dal punto di vista sanitario nulla da eccepire ma se fossimo al 4 maggio! Per eventi da settembre in poi sono esagerati (a meno che ci si trovi alla vigilia di una seconda ondata allora tutto sarebbe superfluo). Un protocollo quasi impossibile da strutturare per il 90% dei comitato organizzatori, (che ricordiamo quando organizzano sono già molto impegnati per la loro mission), e soprattutto poco coinvolgente per chi avesse l’idea di andare a parteciparvi! Temo che quasi tutti rinvieranno al 2021 e sarebbe un peccato in quanto avrebbe potuto essere un ottimo test in prospettiva 2021″. 
 

  • Le stesse linee guida obbligano coloro che almeno nel 2020 vogliono organizzare una granfondo a dar vita ad una manifestazione cicloturistica con tratti cronometrati. Obbligo che potrebbe essere accettato e condiviso per il periodo di convivenza con il virus Sars Cov2, ma in molti sono pronti a giurare che anche dopo la pandemia l’indirizzo sarà quello di organizzare manifestazioni con questo format (cicloturistiche con tratti cronometrati). Li nei suoi interventi attraverso la rubrica Di Ciclismo Di News è stato categorico. Vogliamo ricordare ai lettori qual’è il suo pensiero? 

“Premetto che diCiclodiNews non è una rubrica ma una rivista on line, al contrario il mio editoriale è una rubrica. Fatta la precisazione confermo che a mio modesto parere c’è spazio per tutti: cicloturisticheciclofondo con salite cronometrate e gran fondo con format tradizionale, chiunque lavori per portare ad unificare tutto segue una ideologia personale, rispettabile, ma che non dovrebbe trovare spazio in FCI. Da un test di un circuito regionale abbiamo verificato nel 2020 che inserendo il 50% delle prove in calendario con la formula delle salite cronometrate gli abbonamenti hanno perso il 40% delle adesioni. Ma voglio chiarire, il problema non è che non possano avere il loro spazio, ma che non sostituiscano il mondo della granfondo come lo abbiamo conosciuto e apprezzato negli ultimi 25 anni!” 
 

  • Le granfondo agonistiche rappresentano un format vincente che molte nazioni e la stessa UCI ci hanno copiato. Trasformare le granfondo in eventi cicloturistici con tratti cronometrati potrebbe secondo lei spostare l’interesse delle aziende che oggi investono nell’attività amatoriale in quella giovanile? 

“I giovani non comprano bici da 5000/10.000 euro o ruote da 1000/2000 euro la coppia e così via. Mi sorprendo che l’ANCMA non si sia mossa in tal senso facendo sentire il proprio dissenso“.  
 

  • Secondo lei il movimento granfondistico è realmente in crisi? 

“Su che basi questa idea? I numeri dei chip attivati ogni anno dicono che i numeri non sono cambiati. Certo esiste un ricambio ma questo è un buon segno; vero che la media di partecipazione annuale per ogni granfondista è diminuita ma continua ad esistere; altrettanto vero che qualche evento ha smesso di esser organizzato dopo 20 25 edizioni ma questo non significa crisi ma usura di quel gruppo di lavoro. Altri dopo molto meno? Non erano capaci e pensavano di fare del business!”
 

  • Troppe granfondo e sovrapposizioni di date. Che cosa si potrebbe fare per ridurre il numero di eventi? 

“Il Covid 19 farà già molto in tal senso, il timore è che smettano quelli bravi perché spaventati da troppe incognite o che non sono interessati a formule diverse dalle precedenti. Quello sarà l’inizio della fine!”.