Alessandra Giardini racconta la settima tappa del Senzagiro

Camigliatello Silano – Che poi a rileggere la tappa alla rovescia, dal traguardo fino alla partenza, trovi già tutti i segni. Questa mattina Dario Cataldo è stato il primo a scendere dal bus, è andato a firmare, da solo, guardandosi attorno, ha appoggiato la bici e si è concesso giornale e caffè seduto a un tavolino del villaggio di partenza. Ha fissato a lungo in controluce la cattedrale di Mileto, in alto quella specie di ricamo che lascia intravedere il cielo.
«Mi piacerebbe disegnarla, ma le chiese non sono il mio forte».
Dario tratteggia facce, occhi, profili. Ritratti.
«La notte quando il sonno non arriva mi basta un foglio bianco, una matita, un ricordo». 

Anche Nibali dovrebbe disegnarlo a memoria perché in questi giorni beato chi lo vede Vincenzo, il suo pullman è sotto assedio, e un caffè al villaggio con i vecchi amici non se lo potrebbe permettere.
«Non basterebbe il solito bianco e nero, in questi giorni Vincenzo è tutto rosa».
Cataldo ha riso. Ha preso il profilo della tappa e lo ha attaccato alla bici con la cura di un artista, pareggiando i bordi, eliminando le minuscole bolle d’aria con le unghie.
«Lo vedi questo punto? Appena prima del chilometro 30. Qui lasciamo il mar Tirreno e ci addentriamo, cominciamo a risalire. Fra tre tappe saremo a casa mia, in Abruzzo». 

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