Giro d’Italia, una settimana da urlo

Di CicloZeman – Il Giro d’Italia è arrivato al “redde rationem”. L’ultima settimana chiama i big a scoprire le carte, a dimostrare senza appelli chi ha nelle gambe la maggior quantità di energie. La corsa rosa, se finora ha lasciato qualche perplessità dal punto di vista della sua costruzione tecnica, ora presenta sei giorni davvero intensi e ben costruiti (anche se la cronometro finale appare un po’ troppo breve per incidere e dare qualche speranza in più ai passisti). Si comincia con la tappa dell’Aprica, quella di Mortirolo e Santa Cristina e il giorno dopo verso Lavarone altre salite dure come Vetriolo (il nome dice tutto…) e Monterovere, poi dopo l’ultima chance per velocisti residui a Treviso la frazione con arrivo al Santuario di Castelmonte che probabilmente sarà decisiva più del classico tappone del sabato, quello con San Pellegrino, Pordoi e Fedaia, a meno che qualcuno non cerchi l’impresa che capovolge il Giro come fece Froome al Colle delle Ginestre nel 2018. Poi i 17,4 km a cronometro di Verona, decisivi solo in caso di scarti ridotti.

Alla vigilia di una settimana così intensa la classifica è ancora molto corta, con 7 uomini in due minuti e poi un vecchio marpione come Nibali a 2’58”. La sensazione è che il Giro si definirà con il confronto fra i team dei due leader, Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) e Jai Hindley (Bora Hansgrohe) separati da appena 7” (i 2” attribuiti a Carapaz all’arrivo di Cogne sono stati poi annullati verificando la Var). L’australiano sembra avere qualcosa in più e il Giro 2020 dice anche che nella terza settimana non accusa cedimenti, ma la stessa cosa si può dire del campione olimpico.

E gli altri? Se Almeida (Uae Team Emirates) non sembra a suo agio su un percorso come quello che attende i “girini” (il lusitano avrebbe avuto bisogno, lui sì, di una cronometro più lunga), Landa (Bahrain Victorious) è chiamato alla settimana più importante della sua vita, tanto più che ha in Bilbao non solo una valida spalla, ma anche un’alternativa in caso di cedimento visto che è a 1’52”. Pozzovivo (Intermarché Wanty Gobert) è un’incognita non conoscendo le energie a sua disposizione dopo un Giro molto intenso. Poi, detto di Buchmann (Bora Hansgrohe) a 1’58” ma votato alla causa di Hindley, c’è Nibali (Astana), che nella settimana finale ha sempre dato il meglio. Il distacco di 258” e soprattutto i tanti davanti non sono dalla sua parte, ma una zampata finale da parte dello Squalo sarebbe il sugello a una grandissima carriera.

LA TAPPA DI DOMANI

Si va da Salò ad Aprica con 202 km da percorrere e soprattutto 5.268 metri di dislivello. La lunga ascesa di Goletto di Cadino, oltre 20 km, farà già selezione, poi le rampe del Mortirolo faranno malissimo, ma è probabile che saranno un prologo alla sfida finale sul Santa Cristina, 13,5 km all’8% di media. Il fatto che la frazione arriva dopo il riposo accresce l’attesa, perché molti potrebbero non aver digerito la sosta, come quasi sempre succede in una grande corsa a tappe. Difficile che avvenga quanto visto a Cogne, questa volta chi vuole vincere la maglia rosa deve mettere sul piatto le proprie fiches.

Carapaz (foto Ansa)