Strada

Giancarlo Brocci e i valori dell’Eroica all’inizio di un anno da vivere pedalando fra le emozioni più belle Emozioni che, spesso, solo la bicicletta riesce a regalare

L’anno appena iniziato si annuncia sempre più ricco di emozioni per gli appassionati di ciclismo eroico. Un mondo in continua espansione perché è sempre più forte l’esigenza di ritrovare l’autenticità del ciclismo, uno sport che ha incontrato il successo popolare grazie a valori di cui si avverte sempre più il bisogno: dalla bellezza della fatica, alla meraviglia della scoperta, al gusto per l’impresa. La propria fatica, la propria scoperta, la propria impresa. Valori e sentimenti  che caratterizzano gli uomini e le donne di Eroica e patrimonio mondiale soprattutto grazie a Giancarlo Brocci che nel 1997 invitò un piccolo gruppo di appassionati a pedalare sulle strade bianche della provincia di Siena alla ricerca di uno sport che, spesso, dimentica le proprie origini.

A Giancarlo Brocci abbiamo rivolto dieci domande per comprendere i motivi dell’inarrestabile successo dell’Eroica e di tutte le altre Eroiche che ne ripropongono valori e ideali.

Giancarlo Brocci, come si annuncia l’anno appena iniziato per gli eventi Eroica in Italia e nel mondo?

“Se il termometro sono le iscrizioni, di certo siamo ben dentro il trend di crescita che ha sempre accompagnato la nascita e poi le varie edizioni di Eroica nel mondo. Ma, di certo, è altrettanto importante il dato che i valori del nostro ciclismo eroico incontrano ovunque un gradimento mediatico notevole ed il favore della gente che ama questo sport”.

Come spiega una diffusione così estesa dell’Eroica anche in Paesi che non hanno una tradizione ciclistica come quella europea?

“Chi non ha conosciuto la storia del ciclismo, non ne ha vissuto l’epopea, scopre oggi quanto il nostro grande sport ha inciso nel costume, ha scritto pagine memorabili; la bicicletta è ormai un mezzo che sta disegnando il futuro ovunque, si propone per risolvere i problemi di traffico che stanno soffocando le grandi città, come strumento di scoperta lenta del territorio, come stile di vita sano. Il boom del ciclismo (e de L’Eroica) nei Paesi anglosassoni ha questo significato in primis; lo stesso sta succedendo con i giovani e le donne, che non conoscevano le grandi avventure del periodo eroico”.

Oggi L’Eroica parla italiano, inglese, spagnolo, giapponese e olandese. Quest’anno se ne aggiungerà un’altra?

“Abbiamo fatto degli eventi test, riservati ai membri del Ciclo Club Eroica, anche in Germania e in val Pusteria con la versione Dolomiti; il tedesco, quindi, è una lingua che il popolo eroico parla, anche considerando che proprio dalla Germania (circa 500) arriva il contingente straniero più grosso all’evento-madre di Gaiole in Chianti. Ma le richieste di organizzare nuove versioni ad altre latitudini (e con altre lingue) sono davvero molteplici”.

Ha accennato al Ciclo Club Eroica; di cosa si tratta precisamente?

“Abbiamo dato vita al nostro Ciclo Club con l’intento di creare una comunità di appassionati che facciano rete, condividano esperienze e pareri, progettino iniziative ed individuino momenti in cui ritrovarsi. La gente eroica è speciale perché ha valori comuni, guarda alla vita, all’ambiente ed al mondo con occhi simili. Lo scopo è anche quello di elaborare e portare avanti la nostra idea del ciclismo del futuro, visto che il popolo dei sognatori non è in estinzione”.

Parliamo di ciclismo eroico ma dallo scorso anno il mondo Eroica si è aperta anche alle bici moderne

“Noi non siamo mai stati quelli del ciclismo in bianco e nero; ci piace tanto tutta la sua storia, quella che ha riempito biblioteche, poster, oggi anche caffè e botteghe, ma abbiamo sempre guardato al passato per pensare a come riprenderci l’anima autentica del grande ciclismo, non la sua versione cinematografica. Mia l’idea dell’Eroica per professionisti, oggi Strade Bianche, mia la concezione e l’organizzazione di Giro Bio, ovvero la formula che prevedeva di mostrare come si potesse fare grande ciclismo a tappe in modo pulito. E di Eroica tutta l’idea che riportare il grande ciclismo sulle periferie del mondo, sulle strade bianche, fosse una risposta importante alla necessità della bici di riappropriarsi di spazi più sicuri e di strade dove cominciare a far rivivere la bellezza della fatica e la leggenda del sudore misto a polvere. Nova Eroica a Buonconvento è anche una formula di granfondo diversa ed innovativa, che pensa a coniugare del sano agonismo con il relax e lo stare assieme e che guarda anche alla sicurezza dei partecipanti ed al minor impatto possibile coi problemi di traffico connessi”.

Bici moderne e giovani; lo scorso anno Eroica ha aperto un dialogo importante con i giovani
“Siamo tornati, dopo 5 anni tribolati, a riproporre ciclismo eroico per Under 23. Non avevamo bisogno di vedere il risultato per sapere che la formula avrà un grande avvenire. Sono andato all’incontro con Christian Prudhomme, capo di ASO, sapendo che avrei trovato ascolto e non solo perché il prossimo tracciato del Tour prevede, dopo decine di anni, la riscoperta della strada bianca al Plateau de Glieres. Abbiamo parlato della nostra concezione di ciclismo, della sua capacità di lanciare messaggi ai giovani ed alle famiglie, della necessità di togliere i ciclisti di vertice dai diktat dei preparatori ossessivi, quelli che hanno stabilito che una grande corsa a tappe può vincersi solo a quote minime di grasso corporeo ed a prezzo di processi al limite, che hanno, di fatto, riempito di buchi neri gli albi d’oro del grande ciclismo”.

Quali sono i valori di Eroica che fanno breccia nell’animo di giovani e meno giovani in tutto il mondo?

“Si è già parlato di cosa Eroica ed i valori che propone significano per i giovani ed i neofiti. Ritrovare l’anima profonda del ciclismo, la fatica, l’avventura, la scoperta, l’imprevisto, la solidarietà, il gusto dell’impresa, l’amicizia che suscita la condivisione della difficoltà: tutte queste cose sono ormai patrimonio di un popolo che pedala e di tanti, sempre di più, giovani. Abbiamo reso figo l’andare in bici e non ci dispiace certo se qualcuno viene a vivere l’esperienza de L’Eroica semplicemente perché va di moda. Noi moda la stiamo facendo nello stile di vita, nella maniera di interpretare la bici, nel cibo; e perché solo noi, tutti quanti, abbiamo avuto l’esempio formidabile di Luciano Berruti e un po’ tutti ci siamo identificati nella sua bellissima immagine. Anche Eroica Montalcino coniuga un po’ tutte queste cose, compreso l’insistere su un territorio che è un vero e proprio must mondiale anche per la grande imprenditoria”.

Innegabile, Eroica è sinonimo di grandi valori che diventano patrimonio sempre più popolare per esempio con Eroica Caffè che, dopo Brolio, aprirà a Barcellona e poi chissà dove altro

“A proposito di ciò che stiamo mettendo in campo per i giovani e per il nostro popolo, sintesi di quello che andiamo condividendo, bisogna parlare di ciò che sta nascendo in chiave Eroica Caffè. Certo, esperienze di bikes bar non mancano, da qualche anno a questa parte; ma Eroica può proporre la sua concezione di vita, il suo mondo, anche i propri partners, in un’idea di locale che sappia riproporre determinate atmosfere, evocare l’impresa in bici e quel mondo in cui i campioni del ciclismo sono stati esempi da seguire ed in cui, nei bar e nei prodotti da bar, si rivivevano le loro grandi imprese. Dopo il piccolo cammeo di Brolio e della Barone Ricasoli sta aprendo un grande Eroica Caffè a Barcellona ed altre proposte, molto evocative, sono in ponte”.

Con sincerità; quando ha iniziato 22 anni fa immaginava un successo del genere?

“Certo, non era possibile immaginare niente del genere. Ma, al tempo stesso, se non fossi stato capace di voli pindarici, di sogni ad occhi aperti e dell’idea che quando si sa di fare la cosa giusta bisogna insistere, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile. La prima grande capacità di un ciclista eroico è, senza dubbio la resistenza; guardiamo a Gino Bartali come esempio e come toscano scorza dura. Forse altri sono stati più grandi di lui ma il nostro campione era l’uomo di ferro, quello nato per il Tour, per come Desgrange aveva concepito la sua grande corsa. “Lui non vuole il muscolo, vuole il callo, non ama il purosangue ma il mulo”, disse di Desgrange Henry Pellissier, che pure era campione di classe. Perché essere eroici significa, prima di tutto, avere la testa, l’anima ed il cuore giusti”.

Come immagina Eroica tra cinque anni? E dieci?

“Come ora, assolutamente uguale a sé stessa, con sempre più gente innamorata e convinta di aver scoperto con Eroica, con la bici e con l’esempio di un certo modo di essere e di vivere. Immagino solo che sarà cambiato l’altro ciclismo, quello cosiddetto grande; perché se ci sarà uno sport che tornerà degno di richiamarsi tale sarà, appunto, un ciclismo che riscopre le sue radici. E che tornerà credibile e capace d’entusiasmare nuovamente le folle. D’altra parte se pensassimo di meno che sognatori saremmo?”

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