Strada

Luca Panichi, sulle strade biellesi del Giro per dimostrare che nulla è impossibile

È iniziata molto presto la giornata biellese di Luca Panichi, l’uomo che scala le salite del Giro d’Italia dal 2010 e che venerdì 5 maggio, per la prima volta, è giunto sul territorio biellese per ispezionare la strada che lo condurrà all’impresa.

Luca è stato ospite della scuola media inferiore Biella 3, nella quale ha parlato agli studenti di terza media in modo profondo e come un fiume in piena ha raccontato la sua storia. “Ho iniziato a correre in bici quando avevo solo 8 anni, e da qual momento non ho mai smesso”. E non ha smesso neanche dopo il suo incidente. “Ero in bicicletta, correvo una cronoscalata e un’auto, che non doveva essere sul mio percorso, mi ha investito e sbalzato in aria provocandomi una lesione cervicale in tre punti. A quel punto avevo due opportunità: l’autocommiserazione e smettere di fare sport; oppure adattarmi alla mia nuova situazione e riversare lì tutta la mia esperienza e la mia passione. Indovinate cosa ho scelto?” E mentre prosegue il racconto tra un aneddoto di quando era tra i banchi di scuola, come quando il preside lo riprese per aver mangiato in classe i suoi spaghetti a causa degli imminenti allenamenti, e in bicicletta, i ragazzi lo ascoltano estasiati dall’esempio di vita che si ritrovano davanti.

Conclude, poi, con un forte discorso di sensibilizzazione nei confronti dello sport: “Vincere è bello, ma non fondamentale; ancor meno è ottenere una prestazione perfetta. Spesso la perfezione non diverte neanche. Ciò che è davvero importante nello sport, e conseguentemente nella vita, è la passione. Se voi credete in quello che fate e ci mettete tutta la passione di cui disponete, non esisteranno risultati negativi. E se anche qualche situazione negativa si presenterà davanti a voi, avrete la forza per trasformarla in qualcosa di positivo a vostro vantaggio. Non sottovalutate l’aspetto mentale, perché con la vostra forza di volontà potete raggiungere qualsiasi obiettivo”.

Successivamente si è spostato verso il Liceo sportivo dove ha trovato i futuri “trainer e allenatori”. È in quest’ottica che ha iniziato il suo discorso, leggendo una lettera di un allenatore a una madre che ritirò suo figlio dalla squadra di calcio della sua città in quanto “scarso”. Ha esortato i ragazzi a trasmettere i giusti valori agli sportivi con cui avranno a che fare un giorno. “Non guardate al risultato raccolto, ma piuttosto all’impegno profuso per arrivare fino a lì”.

Poi arriva la commozione e gli occhi di tutti diventano lucidi quando, in un passaggio del suo discorso, ricorda Michele Scarponi: “Era un campione in bicicletta, è evidente; ma ancor di più lo era nella vita. Sempre umile, affabile, un vero comunicatore che non si tirava mai indietro quando un tifoso gli chiedeva un autografo o una fotografia. Era un vero leader all’interno del team, non perché si imponesse con la forza o con i risultati, bensì perché sapeva ascoltare il suo corpo e quando percepiva che le sue condizioni fisiche glielo consentivano si metteva a disposizione dei suoi compagni. Non dimentichiamoci che la vittoria al Giro di Vincenzo Nibali lo scorso anno è stata anche, gran parte, merito suo”.

Per finire il suo intervento, ha mostrato agli studenti alcuni video che mostrano le sue imprese. È a quel punto che la platea capisce chi ha davanti, l’uomo che ha scalato in carrozzina l’inferno Zoncolan, di pendenza media al 16%, in 6 ore e 42.

È verso le 15 che Luca Panichi ha iniziato la preparazione verso il Giro d’Italia numero 100. Accompagnato in auto da piazza Martiri, a Biella, fino al Santuario mariano di Oropa. 12 chilometri che Luca osserva, pianifica e studia. I 12 chilometri della montagna Pantani che lo faranno entrare ancora una volta nella storia. Abbastanza fiducioso sul primo scalino che dalla città conduce a Cossila e nella quale si promette di “menà al massimo”, diventa più preoccupato sul secondo scalino, quello di Favaro dove si tocca una pendenza del 10-12%. “Non me l’aspettavo così dura ‘sta salita eh!” – esclama quando arriva in cima con l’umorismo che lo contraddistingue. Poi la decisione: “Dai facciamo l’ultimo chilometro”. E così ha affrontato gli ultimi 1000 metri, tra curve e pavé, che lo hanno condotto sul rettilineo d’arrivo. La prima impressione quando finalmente si ferma: “Quanti giorni ho per allenarmi? Quindici?”. Infine dichiara l’obiettivo: “Tempo massimo 4 ore e 30”.

Indicazioni forti quelle di Luca Panichi, segno che neanche i ciclisti professionisti dovranno sottovalutare la salita Biella-Oropa all’interno della 14ª tappa, l’unica completamente piemontese e che toccherà due luoghi storici per il ciclismo italiano: Castellania, dove nacque Fausto Coppi, e, ovviamente, Oropa, dove Marco Pantani scrisse una pagina fondamentale della storia delle due ruote.

 

Fonte: http://www.newsbiella.it

 

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