Granfondo

Gianna Schelotto: “La bicicletta è il mio legame con l’adolescenza, un’obiettivo mai raggiunto”

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Rionero in Vulture (Potenza) – “Le cose non dette, e quelle dette in modi o in tempi sbagliati; le negligenze grazie alle quali si sono perdute occasioni importanti; gli amori inutilmente inseguiti, o quelli interrotti troppo in fretta. Tutte queste cose, e altre ancora, diventano capi d’accusa in un processo che istruiamo contro noi stessi e finiscono per occupare una parte esorbitante del nostro presente” fortunatamente gli organizzatori della Gran Fondo del Vulture, in programma Domenica 12 Giugno, giunta quest’anno alla quattordicesima edizione, visto il successo conseguito dalla manifestazione non hanno avuto bisogno di istruire un processo contro loro stessi, come sottolineato da Giovanna Bochicchio Schelotto nel suo libro Le Rose che non colsi.

La saggista, giornalista, scrittrice e psicoterapeuta italiana nata nel 1939 a Rionero in Vulture non conosce la manifestazione, all’età di 14 anni emigrò a Genova ma il legame con la sua terra è sempre vivo e quando può ritorna a Rionero in Vulture. “Sono felice che a Rionero si svolga questa manifestazione ciclistica e – come mi dice lei – abbia raggiunto un buon successo partecipativo e organizzativo. Torno a Rionero tutte le volte che posso e purtroppo il lavoro – continua Gianna Schelotto – non me lo permette molto spesso come vorrei”.

  • Qual è stato il suo rapporto con la bicicletta, soprattutto negli anni in cui ha vissuto a Rionero in Vulture?

“Il tenore di vita della popolazione nei primi anni della storia repubblicana fu invero molto precario; in parecchie zone del paese si soffriva la fame, si ricorreva al mercato nero, in alcuni casi il baratto sostituiva il normale scambio del mercato; speculatori e approfittatori si avvantaggiavano spesso ai danni della povera gente, frenando ancora di più la possibilità di ripresa economica. La bicicletta è il mio legame con l’adolescenza, quell’obiettivo purtroppo mai raggiunto. Oggi con la bicicletta i bambini accrescono ancora di più la loro autonomia e potenziano le loro capacità motorie-percettive (senso dell’equilibrio, della velocità, delle distanze, ecc.), conoscono le principali regole di comportamento nel traffico e imparano a rispettarle. Per noi era ben altro. Ogni anno al termine della scuola, in caso di promozione, ci veniva promessa una bicicletta nuova, che purtroppo non arrivava mai in quanto la famiglia doveva affrontare altre spese più importanti e il sogno a due ruote regolarmente svaniva. Comunque ricordo bene che a Rionero, in fondo a Via Roma, c’era un piccolo negozio gestito dal Sig. Michele Quinto che affittava biciclette. Pedalare lungo il corso in sella a quelle biciclette era un momento di gioia indescrivibile per noi. Potevamo farlo soltanto nel fine settimana, quando riuscivamo ad avere qualche lira per noleggiare la bici”

  • Quale ricordo conserva del suo paese natale?

“E’ il paese dove ho vissuto per quattordici anni e conservo molti piacevoli ricordi. Il distacco fu molto doloroso. Anche se ero una bambina il trasferimento in una città del nord, dove a quei tempi i meridionali faticavano ad adattarsi, rendeva ancora più pesante il distacco dalla terra natia. Torno a Rionero tutte le volte che posso e chissà che quest’anno non riesca anche ad assistere alla manifestazione ciclistica Gran Fondo del Vulture”

 

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